L’acquisizione forense dei dati digitali
Nel panorama dell’informatica forense, ogni indagine inizia con un’operazione tanto silenziosa quanto determinante: l’acquisizione corretta dei dati digitali.
Si tratta di una fase in cui precisione e rigore tecnico non sono solo raccomandati, ma imposti dalla normativa.
Garantire che le informazioni raccolte rimangano integre, non modificate e verificabili è ciò che distingue una prova valida da un semplice insieme di bit.
Quando un investigatore digitale deve analizzare un supporto sospetto — come un hard disk o una chiavetta USB — la priorità assoluta è evitare qualsiasi alterazione.
Per questo, si lavora su copie perfette dell’originale, prodotte attraverso strumenti specializzati: i duplicatori forensi.
Questi dispositivi permettono di creare repliche fedeli, assicurando che il contenuto originale resti immacolato e pronto per eventuali verifiche future.
Lavorare su una copia, mai sull’originale
Uno dei principi cardine della disciplina forense è semplice ma imprescindibile: non si analizza mai il supporto originale.
Ogni operazione deve essere condotta su una copia forense, in modo da preservare l’evidenza digitale e consentire a chiunque, in futuro, di ripetere l’analisi ottenendo gli stessi risultati.
Attraverso i duplicatori forensi si ottiene una replica bit-a-bit del dispositivo, una fotografia digitale che include tutti i settori: anche quelli nascosti, non allocati o contenenti frammenti di dati cancellati.
Questo livello di completezza permette di eseguire indagini approfondite senza il rischio di compromettere la fonte.
Come operano i duplicatori forensi
Dietro l’apparente semplicità di questi strumenti si nasconde una tecnologia altamente sofisticata.
Un duplicatore forense collega il dispositivo sorgente (l’originale) a uno o più dispositivi di destinazione.
Durante la copia, legge ogni settore in modo sequenziale e lo trasferisce senza alcuna modifica.
Parallelamente, calcola un valore di hash per confrontare l’originale e la copia: se i due corrispondono, la duplicazione è perfettamente fedele.
I modelli più avanzati non si limitano a copiare, ma offrono anche funzioni come:
- verifica automatica degli hash (MD5, SHA-1, SHA-256);
- supporto multi-file system;
- generazione simultanea di più copie;
- produzione di report dettagliati e firmati digitalmente.
Tra i produttori più riconosciuti nel settore troviamo Logicube, Atola e Tableau (OpenText), aziende che hanno fatto della precisione forense il loro marchio distintivo.
Hardware o software? Due strade per un unico obiettivo
Duplicatori hardware
Sono dispositivi fisici dedicati alla creazione di copie forensi.
Operano in modalità write-blocking, impedendo in modo assoluto ogni scrittura sul disco originale.
Questa protezione, unita a velocità elevate e certificazioni internazionali, li rende la scelta ideale per laboratori di analisi, consulenze giudiziarie e attività ad alto livello di affidabilità.
Duplicatori software
In alternativa, esistono soluzioni software come FTK Imager, Guymager o EnCase, che permettono di creare immagini forensi direttamente da un sistema operativo.
Sono strumenti più flessibili e leggeri, perfetti per acquisizioni “sul campo” o in ambienti live.
Tuttavia, richiedono estrema cautela: senza un write-blocker certificato, il rischio di alterare involontariamente la prova è reale.
Conclusione: l’integrità come fondamento dell’indagine digitale
La duplicazione forense è molto più di un processo tecnico: è una garanzia di affidabilità legale.
Solo lavorando su copie autentiche e verificabili si può assicurare che i risultati di un’analisi informatica abbiano valore probatorio.
Che si utilizzi un duplicatore hardware o software, ciò che conta è il rispetto assoluto di un principio: la prova digitale non si tocca, si protegge.



